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Rapporto Benessere Equo e Sostenibile, Sicilia ultima in Italia per istruzione e formazione. Condorelli (UGL): Nessun segnale incoraggiante

Sono a dir poco allarmanti per la Sicilia  i dati riportati dall’ISTAT nel rapporto sul benessere equo e sostenibile 2023, che da undici anni consente di tracciare un quadro generale del mondo del lavoro in Italia. Il BES  (Benessere equo e sostenibile) offre uno spaccato per la Sicilia decisamente a tinte fosche.
Il BES  (Benessere Equo e Sostenibile) è uno spaccato dei principali fenomeni economici, sociali e ambientali che caratterizzano il nostro Paese e lo fa attraverso l’analisi di un ampio set di indicatori suddivisi in 18 domini da tale ricerca è emersa  la preoccupante situazione che caratterizza il mondo del lavoro in Sicilia.
Dati ISTAT alla mano, peggioramenti evidenti si registrano nel campo della formazione nel Meridione, con la Sicilia ultima classificata secondo diversi indicatori analizzati.
Il dominio degli indicatori che seguono l’individuo nel suo percorso di istruzione, formazione, e partecipazione culturale mostrano un ampio miglioramento per la maggior parte delle misure, ovunque tranne che in Sicilia.
Per Giovanni Condorelli Segretario Confederale con delega per il Mezzogiorno: “la Sicilia stenta a ripartire malgrado oggi più di ieri gli strumenti e sopratutto le risorse sono veramente tanti.  E allora viene spontaneo chiedersi se sta proprio nella classe dirigente ,non solo politica , la responsabilità di non riuscire a dare le giuste risposte ai tanti  problemi che ogni anno puntualmente emergono dai vari studi”.
Da sempre – spiega Condorelli –  abbiamo affermato che il PNRR doveva o meglio avrebbe dovuto rappresentare l’ultima spiaggia per la ripresa del meridione e della  Sicilia in particolare, ebbene di fronte a tale scenario non serve meravigliarsi se i giovani scappano o non fanno più figli,il problema alla radice sta nel cambiare mentalità, capire che oggi le opportunità vanno colte senza contrapposizione di parte che guardano al bene proprio e non al benessere generale”.
“Una rivoluzione culturale  – conclude il sindacalista  – che ancora non si vede”.
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